IL POPOLO del 30 ottobre 1954

UNA MINUZIOSA ILLUSTRAZIONE DELL’ORDIGNO PILOTATO DA UOMINI

Un colono italiano presso Tripoli ha toccato e descrive un “disco volante”

L’atterraggio dell’aeromobile per un guasto, la sosta a terra sul terreno dell’azienda agricola e la silenziosa partenza – Analizzate dettagliatamente le impronte delle ruote di gomma.


Un “sigaro volante” avrebbe atterrato alcune sere fa all’interno di una azienda agricola italiana nel presso di Tripoli. Secondo i dati raccolti in proposito dal corrispondente dell’ANSA a Tripoli, il colono Carmelo Papotto stava effettuando, nelle prime ore del mattino del 25 ottobre, il suo consueto giro d’ispezione ai guardiani dell’azienda e si stava avvicinando ad una zona arata di recente quando vedeva scendere silenziosamente dal cielo verso terra “ qualcosa simile ad una falda di neve”. L’oggetto misterioso – ha narrato il Papotto – prendeva terra a poche decine di metri da lui. Si trattava di uno strano apparecchio che presentava la sagoma di una automobile aerodinamica, una coda avente verosimilmente funzioni di timone ed una fusoliera lunga circa sei metri e larga tre. La parte inferiore dell’ordigno appariva costituito da un metallo bianco come alluminio; quella superiore, di un materiale trasparente, era divisa in sezioni. Sul “muso” apparivano dei fori laterali e, al centro, una scaletta esterna. Al Papotto sembrò anche di distinguere sei ruote sulle quali l’apparecchio poggiava, quattro anteriori (a coppie) e due posteriori. Avvicinatosi, il Papotto credette di vedere due tubi a forma di corno disposti sotto ls fusoliera mentre sopra quest’ultima distinse “a prora e a poppa” due antenne assimilabili a due antenne radio. Dalla parte posteriore sporgevano alcuni tubi cilindrici simili a canne di mitragliatrici.
Il Papotto (il quale è un lavoratore che dice di non avere mai letto sui giornali le recenti notizie relative ai dischi volanti, anche perchè la stampa arriva con difficoltà nelle campagne e perché i coloni non hanno tempo di leggere) ha assicurato al corrispondente dell’ANSA di aver visto l’apparecchio illuminato a giorno da una luce bianchissima irradiantesi con un alone di circa quattro metri e di aver scorto, all’interno, sei uomini indossanti tute di colore giallastro e con i volti coperti. Di uno solo di essi egli potè vedere il volto : lo strano essere, infatti, dovette scoprirsi il viso “per soffiare in un tubo”.
Il corrispondente dell’ANSA ha chiesto al colono quale volto avesse lo strano individuo, di che razza fosse e se gli avesse fatto balenare alla mente il concetto di “marziano”. Il Papotto ha detto che l’essere aveva un normale volto di uomo. Il Papotto, riprendendo la sua narrazione, ha detto che si avvicinò all’apparecchio, in preda alla più viva curiosità, e mise piede sulla scaletta per vedere più da vicino, ma subito una violenta scarica elettrica, trasmessagli alla mano al contatto col metallo della scaletta stessa, lo ributtò all’indietro. Subito uno dei membri dello strano equipaggio si mise a gesticolare verso di lui, non in tono di minaccia ma quasi per invitarlo a rimanere fermo. Uno dei suoi compagni si dette poi a smontare una ruota e la rimise quindi a posto premendo un pulsante il quale fece abbassare sulla ruota una specie di cofano. Si trattava, forse, del guasto che aveva costretto l’ordigno ad atterrare. Nel frattempo il colono ebbe occasione di osservare nell’interno alcuni sedili, una specie di apparecchio radio azionato da un uomo munito di cuffia (quest’ultima dotata di alcuni fili) nonche una serie di “cruscotti o quadri.comando”. Tutto l’equipaggio appariva indaffarato intorno ai meccanismi interni dell’apparecchio tanto che il colono potè tracciare su un pacchetto di sigarette, che aveva in tasca, uno schizzo approssimativo dell’ordigno.
Dopo aver sostato a terra complessivamente per una ventina di minuti, l’aparecchio senza produrre il benchè minimo rumore, si sollevò lentamente verso l’alto, in direzione verticale per una cinquantina di metri. Poi si allontanò ad una velocità vertiginosa verso oriente. Il corrispondente dell’ANSA a Tripoli ha voluto esaminare il terreno dove si sarebbe verificato lo straordinario atterraggio. Egli ha effettivamente riscontrato impronte di ruote rivestite di gomma. La larghezza della gomma risulta essere di 10 cm con battistrada a sezioni quadrangolari: ogni parallelogramma del battistrada avrebbe un lato di circa 3 cm. Le impronte fanno pensare a quattro ruote presunte anteriori, accoppiate a due a due come nei rimorchi degli autotreni (con distanza assiale tra le due coppie di metri 1, 85 e distanza tra ogni coppia di circa 10 cm).