MARCO TODESCHINI: LA FISICA

Riprendiamo dal volume PSICOBIOFISICA alcune dimostrazioni significative ed esemplificatrici del pensiero todeschiniano su alcuni argomenti fondamentali di fisica, di chimica e di astronomia.

· Fisica, chimica, astronomia

1. Lo spazio universale non è vuoto, come riteneva Newton, bensì un’estensione tridimensionale sostanziata in ogni suo punto di una densità costante 9.1020 volte minore dell’acqua.

2. Tutti i campi di forze centrali dell’Universo, astronomici, molecolari, atomici, nucleari, neutronici, mesonici e delle ultime particelle della materia, si identificano ognuno nel campo sferico rotante centro-mosso di spazio fluido, suddiviso, come una cipolla, in una serie di strati sferici concentrici, aventi spessore costante e velocità di rotazione inversamente proporzionale alla radice quadrata del loro raggio.


3. In tutti i campi centrali dell’Universo, la misteriosa forza longitudinale che spinge le masse planetarie a compiere delle rivoluzioni intorno alla massa centrale, si identifica nella spinta che quelle masse planetarie ricevono da parte delle linee di flusso circolari in cui sono immerse. Resta così dimostrato che tali masse non sono immerse in uno spazio vuoto, come sosteneva Newton, per i sistemi astronomici, e come riteneva Bohr per i sistemi atomici, ma sono immerse in un campo fluido centro-mosso.

4. In qualsiasi campo centrale di forze dell’Universo, le masse planetarie, essendo costituite da una o più sfere di spazio fluido che ruotano su se stesse, in senso contrario alle linee di flusso circolari del campo in cui sono immerse, sono soggette, per effetto Magnus, ad una forza risultante Fr inclinata, che si può scomporre in due: una Ft trasversale alle linee di flusso circolari, che sospinge le masse planetarie verso il centro del campo; ed una Fl longitudinale che tende a far loro compiere delle rivoluzioni intorno al centro del campo: Ne risulta che le masse planetarie sono spinte dalla forza risultante inclinata, che è tangente alla traiettoria che descrivono, a seguire tale curva, la quale risulta una spirale, mentre si avvicinano al centro del campo, o cadono sopra la massa centrale; oppure se prima che ciò avvenga, riescono ad aumentare la loro velocità di rivoluzione in modo da acquistare un’accelerazione centrifuga maggiore di quella centripeta, si allontanano dal centro del campo percorrendo il ramo di semispirale simmetrico ed opposto.
Le masse planetarie di tutti i sistemi di forze centrali dell’Universo, nel rivoluire o nel cadere verso il centro del campo descrivono quindi tutte una traiettoria costituita da due rami di spirale simmetrici ed opposti, che si incontrano in due punti doppi, uno più lontano dal centro del campo (afelio), ed uno più vicino (perielio). Questa traiettoria considerata dalla massa posta al centro del campo, appare come un’ellissi. Resta così provato che le masse planetarie di tutti i sistemi dell’Universo, si comportano come quelle immerse in un campo fluido centro-mosso, perché come queste seguono le tre leggi di Keplero.

5. La misteriosa forza di gravità che risente un nucleo di idrogeno immerso in un campo astronomico, si identifica nella spinta centripeta che esso subisce per effetto Magnus per il fatto che il nucleo ruota su se stesso in senso contrario alle linee di flusso del campo astronomico in cui è immerso.
Risulta così svelato, per la prima volta al mondo, la causa, l’essenza e la natura fluidodinamica della forza di gravità. Se consideriamo che i corpi sono costituiti da un numero più o meno grande di atomi di idrogenioni, ne segue che il peso in un qualsiasi corpo si risolve nella forza centripeta totale dei suoi nuclei, dovuta all’effetto Magnus di ciascuno di essi.

6. La misteriosa forza di attrazione elettrica che risente un elettrone planetario immerso in un campo atomico, si identifica con la spinta centripeta che esso subisce per effetto Magnus per il fatto che tale elettrone ruota su se stesso in senso contrario alle linee di flusso del campo atomico in cui è immerso. Risulta così svelato, per la prima volta al mondo, la causa, l’essenza e la natura fluidodinamica della forza elettrica.

7. La misteriosa forza di attrazione magnetica che risente un elettrone planetario immerso in un campo neutronico, si identifica con la spinta centripeta che esso subisce per effetto Magnus per il fatto che tale elettrone ruota su se stesso in senso contrario al campo ed è spinto verso il protone centrale. Risulta così svelato, per la prima volta al mondo, la causa, l’essenza e la natura fluidodinamica della forza magnetica.


8. La misteriosa forza di interazione forte che risente un adrone ruotante su se stesso in senso contrario al campo fluido in cui è immerso, si identifica nella spinta centripeta che esso subisce per effetto Magnus che lo spinge verso l’antiadrone centrale che ruota in senso contrario al suo.

9. La misteriosa forza di interazione debole che risente una particella planetaria qualsiasi, immersa nel campo di una antiparticella, che ruota in senso, si identifica nella spinta centripeta che la particella planetaria subisce per effetto Magnus. Resta così svelata, per la prima volta al mondo, la causa, l’essenza e la natura fluidodinamica della forza di interazione debole.


10. Poiché la forza gravitica, quella elettrica, quella magnetica, quella di interazione forte e di interazione debole, si identificano tutte nella forza Ft centripeta dovuta all’effetto Magnus, e questa è dovuta alla decelerazioni dello spazio fluido del campo contro la massa planetaria che vi è immersa, ne consegue che tutte le forze centripete predette sono della stessa natura fluidodinamica. Risulta così svelato, per la prima volta al mondo, che non esistono nell’Universo, né forze gravitiche, né elettriche, né magnetiche, ne di interazione forte, né di interazione debole, e neppure forze dovute all’effetto Magnus, poichè sia nella materia del mondo fisico oggettivo, che in quella del nostro corpo sono reperibili solamente le corrispondenti decelerazioni delle correnti fluide circolari del campo contro le masse periferiche, in esso immerse, ma non le equivalenti sensazioni di forze, che sorgono esclusivamente nella nostra psiche.

11. L’affinità chimica che permette l’unione di atomi nella maniera più intima in modo da formare un composto (molecola) che ha caratteristiche proprie del tutto diverse dagli atomi componenti, se è una proprietà accertata sperimentalmente da più di un secolo, tuttavia è sempre restata un mistero, sia nella sua essenza, che nella sua meccanica.
Essa trova ora nella mia teoria che considera il sistema atomico un campo sferico di fluido centro-mosso, una chiara, esauriente e convincente spiegazione. Infatti se supponiamo che la molecola di un composto chimico sia costituita di due atomi che ruotano in senso contrario, come i loro campi fluidi concentrici, ciascuno di tali atomi essendo una massa ruotante in senso contrario, immersa nel campo dell’altro atomo ruotante nel senso opposto, risentirà per effetto Magnus una forza che lo spinge verso l’altro. Tale forza avente lo stesso ufficio di quella di affinità che attrae e lega gli atomi tra di loro, ci dice che anche la forza di attrazione tra gli atomi non è affatto di natura chimica, ma è di natura fluidodinamica e si effettua solamente tra atomi ruotanti in senso opposto. Ne consegue che anche la forza chimica di affinità non esiste, poichè essa ha per corrispondente solamente delle decelerazioni (degli urti) del fluido del campo atomico contro la massa, cioè l’urto tra queste due masse. Questa scoperta ha una formidabile portata, perché consente di chiarire che nessuna azione chimica si svolge nel corpo umano, ma esclusivamente avvengono successioni di urti tra atomi ed elettroni in corsa.

12. Tutte le forze Ft centripete di gravità, elettriche, magnetiche, di interazione forte, di interazione debole, di affinità chimica, quelle Ft dovute all’effetto Magnus, quelle Fl longitudinali, quelle centrifughe, quelle di inerzia, si identificano in decelerazioni di una certa massa della corrente fluida del campo contro le masse periferiche o centrali in esso immerse. Si riducono perciò ad urti tra queste due masse.
Solamente se il campo fluido terrestre attraversa il nostro corpo ed il reticolo spaziale ai cui incroci sono disposti i nuclei rotanti d’idrogenione, assoggetta ciascuno di questi ad una spinta verso Terra, per effetto Magnus, spinta che la nostra psiche percepisce come sensazione di peso. Risulta così svelato e dimostrato, per la prima volta al mondo, che tutte le forze sopra citate, sia per il fatto che si misurano tutte in chilogrammi, multipli o sottomultipli di esso, sia per il fatto che esse hanno per realtà oggettiva solo i corrispondenti urti tra due o più masse, sono tutte della stessa natura fluidodinamica. Solamente se la materia solida, liquida, gassosa, oppure sciolta allo stato di spazio fluido, viene ad urtare contro i nostri organi di senso, vi provoca successione di urti tra elettroni in corsa ed atomi, che a secondo della loro frequenza ed intensità interessano l’uno o l’altro dei nostri organi di senso, e tradotti al cervello tramite linee nervose, suscitano nel nostro spirito, ed esclusivamente in esso, le sensazioni di luce, calore, suono, odore, sapore, forza, elettricità, ecc.

13. Finora la fisica ha constatato che eccitando un atomo questo emette delle radiazioni, ma non ha chiarito affatto come e perché ciò possa avvenire, né come tali radiazioni possano trasmettersi nello spazio circostante che la fisica classica ritiene vuoto.
Con il modello atomico da me proposto, costituito cioè di una sfera di spazio fluido, suddivisa come una cipolla, in tanti strati sferici concentrici di spessore costante, aventi velocità inversamente proporzionali alla radice quadrata del loro raggio, si comprende subito che se tale atomo viene urtato con un corpuscolo, o con un’onda fluida, provenienti dall’esterno, allora questo brusco scuotimento dell’atomo, per reazione, fa saltare l’elettrone dalla linea di flusso circolare sulla quale orbitava su un’altra più interna, ed assume così la velocità maggiore che ha quest’ultima rispetto a quella di partenza. L’elettrone compie quindi un numero di rivoluzioni maggiore intorno al nucleo e sviluppa una forza centrifuga rotante che fa oscillare l’intero sistema atomico con una frequenza maggiore e pari al numero di giri che l’elettrone compie intorno al nucleo, sull’orbita di arrivo. Poiché secondo la mia teoria, l’atomo non oscilla nel vuoto, ma nello spazio fluido ambiente in cui è immerso, provoca in questo un’onda trasversale che si dilata in cerchi sempre più ampi. L’onda quindi ha una consistenza materiale, in quanto è un’oscillazione reale di spazio fluido, ma appunto per questo non è un’onda elettrica, né magnetica, né luminosa, né termica, benchè arrivata ai nostri organi di senso possa provocare quella serie di urti corpuscolari che tradotti al cervello mediante linee nervose, possono suscitare nella nostra psiche, le sensazioni di luce, elettricità, calore, sapore, suono, forza, ecc.Il corpuscolo non si identifica quindi con l’onda, né si comporta, ora come grano materiale ed ora quale onda, come ritengono erroneamente certi fisici moderni, poiché ho dimostrato che esso è costituito da una sfera di spazio fluido che ruota su se stessa, le cui masse planetarie gli imprimono una vibrazione ed è questa che solleva nello spazio fluido circostante l’onda. Corpuscolo ed onda non sono quindi la stessa cosa, ma ben due distinte realtà, in quanto l’uno consiste di una sfera di spazio fluido ruotante e l’altra in un moto ondoso di tale fluido.

14. Il campo centro-mosso di spazio fluido ci spiega come nasce tra le sue linee circolari di flusso, la massa planetaria rotante su se stessa del nucleo d’idrogenione, base di tutta la materia. Resta così svelato che essa è costituita di sfere di spazio fluido rotanti su se stesse (idrogenioni), e che questi sono generati per differenza di velocità delle linee di flusso del campo centrale.

15. Le tre realtà fisiche dell’Universo, e cioè: la materia, i suoi campi di forze, centripete, tangenziali e radianti, sono tutti unificati in movimenti di rotazione, rivoluzione, ed oscillazione di spazio fluido, e tutte le loro leggi dedotte dall’equazione fondamentale della fluidodinamica.

16. La legge F = m a0 che Newton nel 1986 pose a fondamento della dinamica, la quale ci dice che applicando una forza F ad un corpo di massa (m), questo assume un’accelerazione (a0) nella direzione e nel vesro stessi secondo i quali agisce la forza, non corrisponde alla realtà fisica, perché lo spazio non è vuoto, ed in ogni suo punto si comporta come un fluido sostanziato di una densità costante 9.1020 volte minore di quella dell’acqua. Applicando quindi una forza costante ad un corpo, questo accelera sempre meno rispetto al fluido in cui è immerso, quanto più aumenta la sua velocità, finchè la resistenza da questo opposta, sarà uguale alla forza applicata, ed in tale istante si annulla l’accelerazione del corpo che manterrà così la velocità raggiunta che risulta pari a quella della luce C. All’equazione di Newton, occorre quindi sostituire la

F = m a0 (1 – V2 / C2 )

per tenere conto della resistenza opposta dal fluido ambiente al moto dei corpi.

17. Applicando ad un corpo una forza costante, se questo si sposta nello spazio vuoto newtoniano con una accelerazione (a0) costante e percorre in un tempo (t0) uno spazio (SR1), spostandosi invece in uno spazio fluido, avente la densità sopra determinata, assume un’accelerazione (aR) minore di quella con cui si sposterebbe nello spazio vuoto, ed a percorrere lo stesso spazio (SR1) invece di impiegare un tempo (t0) ne impiega uno maggiore (t) espresso dalla

t = t0 / Ö1 - V2 / C2

Tale maggior durata non è quindi dovuta al moto relativo del sistema di osservazione rispetto a quello dove avviene il fenomeno, come riteneva erroneamente Einstein, ma bensì è dovuta alla resistenza opposta dal fluido ambiente al moto del corpo, che ne diminuisce la velocità e quindi aumenta il tempo impiegato a percorrere lo stesso spazio.

18. Per il fatto che tutti i corpi sono costituiti di nuclei di idrogenioni ruotanti su se stessi in senso orario alla velocità della luce C, e che sono immersi nel campo centro-mosso di spazio fluido che circola intorno alla Terra in senso anti-orario alla velocità (Vl1), sono soggetti ad un primo effetto Magnus, cioè ad una forza inclinata rispetto al raggio che li congiunge al suolo, che si può scomporre in due: una (Ft1) trasversale che li spinge a cadere verso Terra, ed una longitudinale (Fl1) che li spinge a compiere delle rivoluzioni intorno al nostro pianeta.

19. Per il fatto che tutti i corpi sono costituiti di nuclei di idrogenioni sferici che ruotano su se stessi in senso orario alla velocità della luce C, e nel cadere verso Terra, incontrano lo spazio fluido con una certa velocità (Vt2), sono soggetti ad un secondo effetto Magnus di caduta, che li sottopone ad una forza (FR2) risultante inclinata sul raggio che li congiunge a Terra, la quale si scompone in due: una (Ft2) centrifuga che li spinge ad allontanarsi dal suolo, ed una (Fl2) normale al raggio, che li spinge a compiere rivoluzioni intorno alla Terra.


20. La somma dei valori assoluti della forza trasversale (Ft1) dovuta al primo effetto Magnus e di quella (Ft2) dovuta al secondo effetto Magnus, è uguale ad una costante K. La loro risultante (Ft) sarà data dalla loro differenza. La somma delle forze longitudinali(Fl1) e (Fl2) dovute al primo ed al secondo effetto Magnus è uguale ad una costante (K). La forza trasversale risultante del primo e del secondo effetto Magnus (Ft) e quella risultante longitudinale (Fl) dei due effetti predetti, essendo rappresentate da due vettori perpendicolari tra di loro, avranno per risultante il vettore ipotenusa del triangolo rettangolo che ha per cateti le due forze predette. Tale risultante è l’equazione da sostituire a quella del Newton, onde apportare a questa le tre serie di correzioni dovute al fatto che i corpi non si spostano nel vuoto, bensì in uno spazio fluido che oppone resistenza al loro moto, e dovute al fatto che essi sono costituiti da idrogenioni che ruotano su se stessi ed investiti dalla corrente di spazio fluido che circola intorno alla Terra e da quella che si forma quando cadono verso il nostro pianta, sono soggetti a due effetti Magnus perpendicolari tra di loro. La predetta forza risultante totale (FR) è diretta secondo la tangente alla traiettoria a spirale che segue l’idrogenione H, nell’avvicinarsi verso Terra. La componente trasversale (Ft) che spinge tale particella a cadere verso il nostro pianeta, si identifica perciò nella forza di gravità, la cui causa e natura sinore misteriose, sono così svelate per la prima volta al mondo. Infatti la causa della gravità è l’effetto Magnus, e la natura di tale forza è fluidodinamica. La componente longitudinale (Fl) invece è quella dovuta alla decelerazione delle linee di flusso circolari del campo terrestre contro la sfera dell’idrogenione e spinge quest’ultimo a compiere delle rivoluzioni intorno al centro della Terra. Resta così dimostrato, per la prima volta al mondo, che anche la forza (Fl) che spinge le masse planetarie a compiere rivoluzioni intorna alla massa centrale è di natura fluidodinamica.

21. Le equazioni della dilatazione del tempo, della contrazione dello spazio trasversale, della diminuzione della forza trasversale, di quella dell’accelerazione trasversale e della dilatazione della massa trasversale, che risultano formalmente identiche sia nella mia teoria che in quella di Einstein, ci dicono che gli esperimenti effettuati che confermano tali equazioni, non possono essere presi come “prove cruciali” della pseudo-relatività, perché esse sono state dedotte da me con la relatività di Cartesio. Per le altre componenti disposte in senso perpendicolare a quelle ora citate, è da porre in evidenza che quelle espresse dalle equazioni di Einstein non hanno trovato mai alcuna conferma sperimentale, ed inoltre se composte con le omonime grandezze disposte in senso perpendicolare, non danno per risultante la lunghezza dell’ipotenusa del triangolo rettangolo di cui esse costituiscono i lati, come vuole il teorema di Pitagora, e quindi la pseudo-relatività einsteniana è in netto contrasto con la relatività di Cartesio, la geometria euclidea e tutti gli altri rami della matematica, mentre invece tutte le grandezze longitudinali e trasversali da me trovate, danno per risultante la lunghezza dell’ipotenusa, in armonia col teorema di Pitagora, ed inoltre hanno ricevuto conferme sperimentali, le quali perciò possono veramente ritenersi le “prove cruciali” della mia fluidodinamica universale.

22. La massa di un corpo in moto sottoposta ad una forza costante (F), spostandosi dentro lo spazio fluido, assume una accelerazione (aR) minore di quella (a0) che avrebbe se si spostasse nel vuoto, e decrescente con l’aumentare della sua velocità, sino ad annullarsi quando tale velocità diventa uguale a quella della luce C. In questo istante la massa del corpo diventa uguale a quella dello spazio fluido spostato. Ciò spiega perché un corpo non può oltrepassare la velocità della luce C, rispetto a quella del fluido in cui è immerso.


23. La pseudo-relatività einsteniana non fornisce alcuna spiegazione della causa fisica che produce il diminuire delle accelerazioni di un corpo in moto, postula solamente che ciò è dovuto al contrarsi degli spazi ed al dilatarsi dei tempi, computati dal sistema di osservazione rispetto a quello dove avviene il fenomeno. Le accelerazioni predette sarebbero quindi tante quanti sono gli infiniti sistemi di osservazione diversamente mossi, mentre tale diminuzione di accelerazione, dipende solamente dalla velocità relativa tra il fluido ambiente ed il corpo, come dimostrato dalla sperimentazione e dal fatto che le contrazioni degli spazi e le dilatazioni dei tempi, sono state da me ottenute proprio con la concezione fluidodinamica del fenomeno considerato. La pseudo-relatività einsteniana giunge a far variare le leggi del moto dei corpi a secondo della velocità che essi assumono rispetto al sistema di riferimento, ma ciò è in netto contrasto con la dichiarata finalità del suo autore, che era quella che la sua teoria potesse invece rendere invarianti le leggi dei fenomeni da qualsiasi sistema di riferimento. In realtà le leggi del moto dei corpi dipendono solamente dalla loro velocità rispetto allo spazio fluido in cui sono immersi e sono ad immediato contatto. Tali leggi restano invarianti rispetto a qualsiasi altro sistema di riferimento comunque mosso in base alla relatività classica di Cartesio, la quale è pertanto l’unica che raggiunge tale invarianza, ed è la sola che si verifica nel Creato.

24. Un nucleo di idrogenione, essendo costituito da una sfera di spazio fluido centro-mosso che trascina in rivoluzione la massa planetaria del suo unico protone, è soggetto alla forza centrifuga rotante da questo generata, la quale sposta periodicamente il nucleo in tutte le direzioni che escono a raggiera dal suo centro. Poichè l’oscillazione del nucleo non avviene nel vuoto, ma nello spazio fluido in cui è immerso, in questo mezzo vengono sollevate delle onde fluide trasversali che si dilatano in cerchi sempre più ampi, con la velocità C della luce. Tali onde non sono quindi di natura elettrica, magnetica, luminosa, ecc., ma sono onde di spazio fluido.


25. Ogni particella materiale circondata da un campo di spazio fluido centro-mosso, è sollecitata da tante forze centrifughe rotanti quante sono le masse periferiche planetarie che rivoluiscono intorno al centro del suo campo. Così avviene anche per i diversi atomi contemplati dalla tabella di Meneleev, che sono multipli di peso di quello fondamentale dell’idrogeno, poichè essi hanno un nucleo costituito da un numero di protoni e neutroni crescente, che immersi nelle linee circolari di flusso sono da queste spinti a rivoluire all’interno del nucleo, il quale è circondato all’esterno da altre linee di flusso circolari che si estendono sino alla sfera di sponda dell’atomo. Tra le linee di flusso circolari comprese tra la sfera del nucleo e quella che costituisce il limite esterno dell’atomo, sono immersi gruppi di elettroni che vanno crescendo di numero dagli strati più interni a quelli più esterni. Ogni atomo sarà così sottoposto a tante forze centrifughe rotanti quante sono le masse planetarie immerse nei successivi strati concentrici, interni ed esterni al nucleo centrale, sino alla massima sfera limite dell’atomo. Ogni forza centrifuga rotante imprimerà all’atomo uno spostamento alterno, che provocherà nel mezzo fluido ambiente un’onda trasversale, la cui frequenza andrà crescendo da quella più bassa eguale al minor numero di rivoluzioni compiute dagli elettroni che sono alla maggiore distanza dal nucleo a quelle sempre più alte pari al numero di rivoluzioni che compiono gli elettroni posti a distanze più vicine al nucleo, per aumentare ancora di più per i neutroni ed i protoni che rivoluiscono internamente al nucleo.

26. Due masse uguali, che in sincronia, compiono delle rivoluzioni intorno ad un centro comune in sensi contrari, alla medesima velocità, sviluppano due forze centrifughe rotanti la cui risultante sottopone il sistema ad una forza alterna rettilinea. Viceversa, imprimendo al sistema predetto, una forza alternata, si provoca la rivoluzione in sensi contrari delle due masse intorno al centro comune. Tali trasformazioni di un moto alterno in moto rotante, e viceversa, sono le equivalenti meccaniche delle trasformazioni di una corrente elettrica alternata in un campo magnetico rotante, e viceversa, effettuate da G. Ferraris.


27. Se l’unica massa planetaria di un nucleo compie rivoluzioni attorno all’asse X, genera una forza centrifuga rotante che si può scomporre in due altre: una diretta verso l’asse Z ed una diretta verso l’asse Y. Durante un’intera rivoluzione della massa planetaria, tali due forze assumono valori complementari, cioè mentre l’una cresce, l’altra diminuisce e la loro somma resta costante. I valori dei vettori che rappresentano tali due forze, sono espressi dalle orinate di due curve, una cosinoidale e l’altra sinusoidale sfasate di 90° tra di loro. Tali due forze spostano quindi la massa sferica del nucleo nelle due direzioni predette, con moto alterno e sollevano delle onde trasversali nello spazi fluido circostante, che sono contenute nei piani ZX e YX. La prima di tali onde è dovuta al fatto che il nucleo spostandosi secondo l’asse Z, solleva la colonna di fluido cilindrica che ha per base la superficie del cerchio nucleare perpendicolare a tale asse, e lo spostamento di tale cilindro centrale, per attrito, trascina lo strato di spazio fluido cilindrico ad esso circoscritto, e questo il successivo, e così via. Ora tali strati cilindrici hanno spessore costante, e la somma delle loro energie cinetiche deve essere eguale a quella motrice del nucleo centrale. Ne segue che la forza alterna di ciascun cilindro è inversamente proporzionale al quadrato del suo raggio. Ciò che si trasmette tra i vari strati che formano l’onda, è una forza di natura fluidodinamica, e non di natura elettrica, magnetica, luminosa, termica, ecc., come erroneamente ritenuto sinora.

F.Zampieri (18/03/2004)


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