IL GIORNALE DEL POPOLO 1 Aprile 1949


Autentica rivoluzione nel campo della fisica?
Intervista con l’Ing. Marco Todeschini

Il mistero della gravitazione universale svelata – La “Teoria delle apparenze” – Inattese e incalcolabili ripercussioni della scoperta

Stamane mi sono recato a casa dell’ing. Todeschini per avere notizie sulle sue scoperte scientifiche delle quali è stata data comunicazione alle principali Accademie di varie Nazioni.
Sono stato introdotto in una sala stile ottocento, rallegrata dalla fiamma di un bel caminetto in marmo con sovrastante specchio, reso più solenne da austeri quadri antichi che adornano le pareti. Dietro un tavolo, tra pile di libri, ho scorto l’ingegnere che mi è venuto incontro ed al quale ho esposto lo scopo della visita.
L’opera è questa – mi disse, accennandomi un libro sul tavolo -. Mi avvicinai e lessi stampato sulla copertina: TEORIA DELLE APPARENZE, e tra parentesi: Spazio, Dinamica e Psico-Fisica. Osservai la mole del volume e dissi: - E’ un’opera poderosa!
L’autore sorrise concordando: - infatti consta di 900 pagine e mi è costata 30 anni di studio e di ricerche.
- Com’è pervenuto a concepire tale teoria? – chiesi.
- Considerando la crisi della scienza – rispose -, crisi che è costituita dal fatto che una parte dei fenomeni fisici si possono spiegare solamente ammettendo l’universo pieno di un fluido eterico atto a vibrare , e l’altra parte dei fenomeni, viceversa, si possono spiegare solamente ammettendo la contraria ipotesi di un vuoto assoluto interplanetario.
- Ma – osservo io – non è stata già superata questa crisi dalla scienza odierna?
- Apparentemente si – spiega l’ingegnere -. Infatti dopo l’esperimento Michelson e con le meccaniche di Heisemberg e di Schrodinger si è giunti ad ammettere definitivamente il vuoto assoluto, ma si è dovuto rinunciare a spiegare la modalità con la quale avvengono i fenomeni ed altresì rinunciare ad averne i dati quantitativi esatti, poiché questi vengono alterati dai mezzi usati per rilevarli sperimentalmente.
- Ho compreso. – Interruppi – Lei vuol dire che da una crisi si è caduti in un’altra crisi più grave; vuol dire che se la scienza spiega i fenomeni e non ne sa determinare le leggi precise, viene meno ai suoi attributi, non è più scienza!
- Precisamente – riprende l’ingegnere – io mi sono domandato il perché la concezione di un etere e la fluidodinamica che poteva spiegare tutti i fenomeni, dal moto degli elettroni a quello degli astri, dalle vibrazioni sonore a quelle luminose, sia stata prima accolta, poi ripudiata dal pensiero umano che pur si è sempre servito di lei per balzare avanti. Perché insomma il progresso scientifico, figlio di questa concezione fluidodinamica, ripudiava come uno snaturato la propria madre alla quale doveva tutto! Così con una indagine storica sono risalito alle origini della scienza sperimentale e ho constatato che ciò avveniva perché l’ombra di quattro obiezioni elevate dal Newton contro la concezione fluidodinamica, la squalificavano, proiettando l’anatema sino ai giorni nostri. M’avvidi così che la crisi della scienza non era solamente attuale, ma risaliva di secolo in secolo sino ai tempi di Cartesio e Newton, prendendo forma dalle opposte ipotesi di questi giganti del pensiero, poiché il primo ammetteva un universo pieno di fluido eterico i cui vortici movevano gli astri, ed il secondo invece ammetteva un universo con vuoti siderali assoluti nei quali gli astri si muovevano senza attrito eternamente, spinti da forze misteriose di gravità da se stessi emanate.
- Ma non si poteva decidere con esperimenti chi dei due avesse ragione? – chiesi.
- E’ proprio ciò che ha fatto Newton – rispose Todeschini – Egli misurò la velocità delle molecole che rivoluiscono attorno al centro di un gorgo d’acqua e constatò che tali velocità decrescono dal centro alla periferia inversamente ala loro distanza dal centro stesso, mentre invece i pianeti rivoluiscono intorno al sole con velocità che decrescono inversamente alla radice quadrata di tale distanza. Questa è la principale obiezione che Newton sollevò contro la teoria dei vortici di Cartesio e contro l’ipotesi dell’etere.
- Comprendo – mormorai – ma allora che cos’è che vibra quando avviene una trasmissione radio, se l’etere non esiste?
- Appunto considerando che l’elettromagnetismo, la luce ed il calore, sono energie di natura ondulatoria che presuppongono un mezzo che vibra, mi sono rifiutato di ammettere l’onda di probabilità senza supporto fisico che costituisce l’ipotesi di Schrodinger e per due anni ho pensato come chiarire questo mistero, finchè mi accorsi che Newton non avrebbe dovuto misurare la velocità delle molecole che compongono un vortice idraulico, ma bensì la velocità di galleggianti immersi in tali vortici, e ciò perché i pianeti devono considerarsi galleggianti immersi nel vortice solare di etere e non molecole di questo! Seguendo tale concetto infatti produssi speciali vortici forzati di acqua ed immersi in essi delle piccole sfere potei constatare che esse seguivano le leggi del moto dei pianeti. Restava così demolita l’obiezione capitale del Newton contro l’avvento della teoria fluido-dinamica dell’universo, e con una serie di memorabili esperienze da me effettuate nei vari Centri di Studi Superiori dello Stato, riuscii così a riprodurre il moto astronomico.
Immerse poi due sfere rotanti attorno ai loro assi polari in una vasca d’acqua, si che il liquido producesse intorno ad esse i rispettivi campi rotanti constatai con opportuni dispositivi che le due sfere si attraevano o si respingevano a seconda della loro rotazione ora equiversa ora controversa e che la forza d’attrazione dipendeva dalle loro velocità ed era inversamente proporzionale al quadrato delle loro distanze in perfetta rispondenza della legge di gravitazione universale.
Avevo quindi scoperto il modo e il meccanismo di originare la forza misteriosa di gravitazione con la quale si attraggono fra loro i corpi, dimostrando che essa è una apparenza della spinta fluido-dinamica che esercitano tra di loro i gorghi prodotti dagli atomi costituenti.
Riuscii poi a precisare che tale forza di gravità si identificava con la reazione trasversale che sollecita una sfera rotante immersa in una corrente fluida circolare, in obbedienza al fenomeno di Magnus, fenomeno che perciò si esplica in tutti i campi astronomici ed atomici nei quali siano immerse masse planetarie rotorivoluenti.
- Questa è una scoperta sensazionale! – esclamai -; poi chiesi: - Lei allora sarebbe in grado di aumentare o diminuire l’attrazione reciproca dei corpi?
- Precisamente – rispose l’ingegnere -, ma non solamente io, bensì tutti potranno compiere questo esperimento poiché esso è descritto nel mio volume.
- E quali conseguenze potrà avere questa scoperta?
- Certamente vaste; ma intanto con essa ho potuto dare spiegazione qualitativa e quantitativa di tutte le leggi e fenomeni astronomici ed atomici, e questa rispondenza dimostra che sui banchi di prova dell’astronomia e della fisica atomica la “teoria delle apparenze” trova conferme sperimentali inoppugnabili. Notevole il fatto che ho potuto con ciò dare ragione anche del moto diurno di rotazione dei pianeti, delle loro distanze dal sole, che nessuno sinora ha potuto spiegare.
- Allora – dissi – stando seduti al tavolino chiunque potrà dedurre questi dati astronomici senza bisogno di osservazioni dirette?
- Certo – rispose l’ingegnere – non solo, ma potrà anche, come ho dimostrato nel libro, dati relativi al movimento delle stelle e dei loro ammassi più lontani che sinora sfuggono alle misurazioni astronomiche, e ciò considerando la Terra come un giroscopio immenso rotorivoluente attorno a centri di piattaforme concatenate e successive sempre più grandi che si estendono negli abissi infiniti dello spazio e nel tempo eterno..-
Avrei voluto sapere di più su questo affascinante argomento, ma temendo di essere indiscreto, mi alzai. Ebbi netta la sensazione che ben presto quest’Uomo sarà noto in tutto il mondo e con tale convinzione mi congedai.