LA BASILICA DI S.MARIA DELLA CROCE A CREMA

 

Ubicazione

 

Si trova alla periferia nord di Crema,a circa 1 chilometro dal centro cittadino.

Dove oggi sorge la Basilica Minore, nel '400 esisteva un piccolo borgo, immerso nel bosco, situato sulla strada che porta da Crema a Bergamo. Il bosco prendeva il nome di Novelletto e la strada usciva dalla città all'altezza delle attuali vie di S.Chiara o via Borgo S.Pietro, presso la Porta Pianengo.

 

Come si raggiunge

 

Il magnifico edificio si staglia in tutta la sua imponenza per chi arriva in auto da Bergamo.

Uscendo dalla città di Crema a porta Serio, si percorre l'omonimo bel viale alberato tracciato nel 1593 dal podestà N.Vendramin, che valorizza l’edificio, il quale subisce però il tormento del traffico quotidiano,trovandosi esposto (anche se ci sono dei parcheggi) sulla strada.

Foto 1:vista del Santuario da sud

 

 

Dimensioni dell’edificio

 

Il Santuario ha un’altezza(a livello della cupola maggiore) e una larghezza che coincidono e sono pari a 35 metri; l’altezza delle cupole laterali raggiunge i 15 metri dal suolo.

 

 

I retroscena della costruzione: storia dell’Apparizione Mariana

Caterina degli Uberti era una giovane donna, di buona famiglia, sposata ad un uomo di nome Bartolomeo Pederbelli, detto Contaglio, originario della Valle Imagna (BG), che in precedenza aveva avuto il bando dalla città di Bergamo perchè accusato di omicidio. Caterina, probabilmente, non sapeva di questo e si fidava dell'uomo, che però in breve tempo aveva dilapidato la dote ricevuta con il matrimonio, mostrandosi tale e quale era: un malvivente.

Con il pretesto di farle conoscere i propri genitori, il Contaglio persuade Caterina a vestirsi bene, ad indossare i suoi gioielli migliori e ad andare con lui, la sera del 3 aprile 1490; insieme, a cavallo, attraversano il bosco del Novelletto. Ad un certo punto, forse per un diverbio,  l'uomo aggredisce Caterina, la colpisce violentemente e ripetutamente con uno spadino, le tronca la mano destra e la spoglia dei suoi averi.

Caterina è ferita alla testa e sanguina molto, la sua vita è in pericolo imminente, mentre il marito fugge con la refurtiva. La mano mozzata giace a terra, insanguinataNegli sprazzi di lucidità che le restano, si rivolge alla Vergine, perchè non la lasci morire senza aver ricevuto i sacramenti. Miracolosamente, evocata dalle sue parole, la Madonna le appare davvero, sotto le sembianze di una popolana; la tranquillizza sull'immediato futuro, e la accompagna presso una modesta casa al limitare del bosco, dalla famiglia Samanni, dove la moribonda viene subito soccorsa e dalla quale, vista la gravità della situazione, viene trasportata presso un'altra casa, quella più accogliente dei signori Mongia (dove sorgevano queste due abitazioni, fu in seguito costruita un'edicola a ricordo, poi distrutta per far posto a nuove costruzioni).

Foto2. Strappo di un affresco del ‘700, esposto nella Chiesa; raffigura la scena dell’apparizione ma si noti il curioso particolare: la mano mozzata è la sinistra. Questo è ricorrente in tutte le iconografie della Basilica, eccettuata la scultura che si trova nello Scurolo,che però inizialmente fu privata anch’essa della mano sinistra, poi riattaccata(come dimostrato dalle analisi), e conseguentemente fu segata la destra. Le fonti documentali e narrative attestano che la mano mozzata era sicuramente la destra.

Caterina riesce ad esporre i fatti,perdona il marito, riesce a ricevere i sacramenti tanto desiderati ma poco dopo sopraggiunge, a causa della ripresa anomala dell’emorragia, la morte, che si narra serena, e viene sepolta nella chiesa di San Benedetto, suscitando clamore nella gente del posto, che iniziò a recarsi in pellegrinaggio sui luoghi del misfatto, dove qualcuno piantò una croce nel punto esatto dell'Apparizione, destinato a divenire un luogo 'miracoloso'. Da qui,probabilmente scaturisce il nome dato alla chiesa, “S.Maria della Croce”.

 Il 3 maggio successivo, quindi un mese dopo la morte di Caterina, un ragazzino di undici anni, che era affetto da paralisi, convinse la madre a portarlo in quel punto e ricevette la guarigione. Fu gridato al prodigio, al quale seguirono, secondo le numerose testimonianze raccolte, altri fenomeni di guarigioni miracolose e straordinarie, che convinsero in breve tempo le autorità a far costruire una grande Chiesa.

 

 

Aspetti generali

 

Naturalmente questo lavoro può solamente fornire una modestissima descrizione di quella che è in realtà l’Opera di S.Maria della Croce, che sorprende il visitatore, l’appassionato e lo studioso sia per la sua singolare ed elaborata architettura dell’esterno, con un corpo cilindrico centrale,sia per la trasformazione geometrica dell’interno, in cui il corpo centrale diventa un ottagono e rapisce lo sguardo verso l’alto, dove la luce filtra dagli oculi rotondi e regala agli affreschi un aspetto sublime.

Foto 3 e foto 4:visione degli affreschi della cupola centrale ottagonale

Ovunque, simboli da osservare con attenzione:conchiglie,tempietti in stile greco dove sono collocate figure femminili ad altorilievo,ad esaltare la Bellezza,affreschi che narrano Storie Bibliche (soprattutto si coglie il senso profetico delle vicende Veterotestamentarie),tele, stucchi,capitelli e colonne, cartigli e quant’altro l’individuale capacità contemplativa può ricavare dalla visita al Santuario.

Giunti nell’aula ottagonale,dall’ingresso ovest, una scala doppia porta, sia a destra che a sinistra, all’altare maggiore,normalmente chiuso da cancelletti in ferro battuto, all’apice del quale, si trova l’ASSUNZIONE della Vergine, del 1510 circa,attribuito al Diana. L’opera mette in relazione la Madonna con i Dodici Apostoli, così come avviene nello Scurolo, ovvero la piccola cripta alla quale si accede scendendo una scala,posta sotto l’altare maggiore.

Foto 5:vista del braccio principale del Santuario con le due scalette laterali che conducono all’altare: sotto, l’accesso alla cripta/scurolo.

 

 

La costruzione

 

I lavori per la costruzione del Santuario iniziarono solo pochi giorni dopo l’apparizione mariana. Il fondamento fu fatto ponendo quattro colonne come confine e si mise una copertura provvisoria,una sorta di cappellina, per preservare le offerte votive che iniziavano copiosamente ad affluire per i prodigi che si verificavano. Vi fu posta l’icona lignea donata il 4 maggio 1490 da G.Cotta, che fu oggetto di fenomeni prodigiosi,come il movimento degli occhi,testimoniato da svariate persone, e che oggi è conservata nello scurolo.

Nel mese di GIUGNO 1490, vi fu un avvistamento collettivo di uno strano fenomeno celeste, un misterioso ‘cerchio che aveva i colori dell’iride’.

Fu  chiamato a dirigere il progetto l'architetto lodigiano Giovanni Battagio,allievo del Bramante, che ne fece una delle più alte espressioni del Rinascimento lombardo. Concepì l'edificio in cotto, con pianta a croce greca,quattro bracci collegati al corpo cilindrico centrale, splendidamente traforato da due gallerie sovrapposte, con cappelle ai quattro punti cardinali.

Foto 6: la pianta della Basilica. Questo edificio può essere assimilato all'edificio sacro ideale che, nel Rinascimento italiano, doveva esprimere la perfezione della bellezza e rilanciare il modulo della pianta centrale (su base circolare o ottagonale). In questa Chiesa si fondono tre elementi fondamentali: il cerchio, ottagono e croce. A Milano questo modulo era stato introdotto alla corte di Ludovico il Moro da Donato Bramante e da Leonardo da Vinci alla fine del 1400.

Foto 7: disegno del Bramante per il progetto della Basilica di San Pietro a Roma, in seguito modificato da altri e quindi di più difficile individuazione nell’attuale costruzione. A me pare di scorgerci una marcata similitudine con la pianta di S.Maria della Croce (di certo sono inseriti i tre elementi geometrici principali: cerchio,ottagono,croce greca) e  la croce greca forma idealmente un nodo con un riferimento ben preciso, quello del nodo di Salomone, come se su quest’ultimo e sulla sua funzione simbolica (unificatrice) prendesse forma l’intera pianta.

Come si vede dalla foto 8, Leonardo aveva prodotto diversi disegni, contenuti nel “Codice Atlantico” e in altri Codici (Codex Ashburnham), in cui immaginava l’ edificio ideale come un impianto centrico con cappelle radiali di varia forma, dominate da una grande cupola. Molto probabilmente il Battagio entrò in contatto con  Leonardo stesso, che tra l'altro lo cita del Codice Atlantico medesimo. Bramante e Leonardo ispirarono, pertanto, con buona approssimazione il progetto di Santa Maria della Croce a Crema, che il Battaglio rese concreto.

Foto 9:disegni di Leonardo inseriti nel Codex Ashburnham (grazie a Maria Gresele per questa segnalazione).

Le cupole più grosse e relativi pinnacoli sono opera successiva, una cupola sovrasta il tutto, sorretta da un muro pieno, aperto da oculi.

Foto 10: così appariva alla chiesa in una fotografia di inizio’ 900, quando ancora  vi erano le  tettoie in coppi, nei primi del ‘900 sostituite da cupole ricoperte in rame, alle quali furono aggiunte cuspidi e pigne in pietra bianca. Probabilmente in questo periodo vennero anche disegnati a graffito alcuni specchi del paravento esterno, (in particolare quelli delle porte cieche). Essi sono visibili nella foto 11 e 12.

Il 18 aprile 1958 il Papa Pio XII concesse al santuario di Santa Maria della Croce il titolo di Basilica minore, che venne restaurata all'esterno e all'interno con interventi vari nel corso del secolo XX e nel marzo di quest'anno 2004 è stata inaugurata la riapertura dello Scurolo, dopo i meticolosi lavori di restauro che le hanno donato l'originario splendore (chi fosse interessato a questo approfondimento può andare alla seguente pagina).

Il Battaglio,ad un certo punto, si allontanò per dissapori con la committenza e venne chiamato per portarla  a termine Giovanni Antonio Montanaro,  che disegnò una terza e ultima galleria per chiudere la cupola, in stile gotico, ispirandosi ai moduli di Venezia a cui Crema era passata nel 1449.

Foto 13: particolare dell’ultimo ordine della cupola. Lungo i parapetti delle aperture esterne si rincorrono ripetutamente vari simboli: una ruota a otto raggi, un sole fiammato a otto e a dieci raggi, un cerchio che inscrive un quadrato, a cui si sovrappone un rombo (nel quadrato, vi sono cinque cerchi più piccoli - foto 14 -), una stella a sette punte, una croce. I cinque cerchi inseriti in un cerchio più grande li ho fotografati –coincidenza?- anche sul soffitto della cripta del Duomo di Lodi (foto 15).

Sul basamento dell’edificio, corrono rombi e cerchi in altorilievo,simboli ripetuti sulla trabeazione a specchi che regge gli archetti che accolgono le otto colonnine in marmo di Botticino della Lanterna della cupola centrale,terminante a cono.

L’Ordine riformato dei Carmelitani Scalzi venne chiamato a reggere il santuario dalla cittadinanza, ed essi ne presero possesso nel 1694, ed iniziarono la costruzione del grande convento nel 1706; a loro si deve anche  l'edificazione del campanile che affianca la basilica,eretto qualche anno dopo. Essi abbandoneranno la città nel periodo napoleonico(in cui si decretò la soppressione di tutti gli ordini regolari), il 25 aprile 1810.

Foto 16:acquerello del’700 di anonimo, eseguito su carta, in cui si ha la visione della Basilica, del Convento e dell’ortaglia (una visione ‘aerea’ ripresa da chissà quale postazione).

Si devono ai Carmelitani anche i tondi dell'interno raffiguranti le estasi di Santa Teresa, riformatrice del loro ordine.

Foto 17: tra Profeti e Sibille, sono inseriti i medaglioni creati da A.Parravicino,che narrano le Estasi di S.Teresa. Questo inserimento sembra accordarsi con la teologia della Croce,che caratterizza l’intera decorazione pittorica della Basilica; una storia di salvezza che dai tempi di Cristo si realizza continuamente. Le Sibille, elementi profani in un luogo di culto cristiano, non sono scelte a caso:un tempo il cristianesimo riconosceva loro il ruolo di profetesse della venuta di Cristo,affiancandole ai Profeti della Bibbia.

Foto 18: Re Salomone qui ritratto come Profeta (seconda cappella a destra del presbiterio), accanto ad una lapide su cui sono incise le seguenti parole: INDICA MIHI QUEM DILIGIT ANIMA MEA (Indicami colui che ama il mio cuore, dal “Cantico”3,3)

Foto 19: re Davide (quarta cappella in senso orario a partire dal Presbiterio), come profeta,che reca una lapide su cui è scritto:” PERCUSSIT PETRAM ET FLUXERUNT AQUAE" (Percosse la pietra e scaturirono le acque, che si riferisce al Cristo e all’acqua/sangue fuoriusciti dal costato).

Sono solo due dei molti Profeti inseriti nel contesto iconografico murale.

 

 

La simbologia del Santuario: la Gerusalemme Celeste dell’Apocalisse

 

Il Santuario presenta quattro bracci a pianta quadrata ma smussati, che terminano-ciascuno-in tre porte,per un totale di DODICI porte, di cui solo TRE aperte (sul lato nord,ovest e sud). Tutte le altre sono murate, alcune presentano semplice intonaco privo di decorazione (foto 20), altre sono decorate con motivi vegetali, nastri, curiose freccette rivolte verso l’alto e il basso, entro volutei, e a volte troviamo scritte latine.

Il braccio est, che ha tutte e tre le porte cieche, ha però due finestrelle (a nord e a sud) protette da inferriate,che una volta giungevano fino a terra, che corrispondono alle finestre della cripta/ scurolo.

Lo scopo di tale architettura non può essere casuale: nel libro dell’Apocalisse viene descritta la Nuova Gerusalemme:” La città è cinta da un grande e alto muro con dodici porte. A oriente tre porte,a settentrione tre porte,a occidente tre porte,a meridione tre porte.Le mura della città poggiano su dodici basamenti,sopra i quali vi sono i dodici nomi dei dodici apostoli dell’Agnello” .

Qui, esteriormente,non troviamo alcun nome o effigie dei DODICI apostoli, ma…sorpresa! Essi furono inseriti nelle dodici lunette dello scurolo, che possiamo considerare il…basamento!

Oggi, di quegli antichi dipinti sotterranei ne restano visibili quattro (vedasi - per chi fosse interessato - il mio lavoro sullo Scurolo di S.Maria della Croce).

La città di Gerusalemme descritta nell’Apocalisse è una città ‘ideale’ per eccellenza, quella celeste, che è immagine di una Chiesa Universale, dell’uomo Universale.

Simbolicamente,pertanto, le geometrie inserite in questo sacro luogo possono essere così lette:

Dio (il cerchio) scende dall’alto dei cieli (la parte più alta della cupola è quella lanterna che sembra sfiorare il cielo e innalzarsi a ricevere la divinità) per ‘incarnarsi’, affinchè l’umanità (rappresentata dai quattro bracci che corrispondono ai quattro punti cardinali,ai quattro angoli della Terra) possa essere redenta (fine simbolismo ermetico: la croce greca della pianta è assimlabile al crogiolo alchemico,in cui la materia grezza si sublima in spirito divino, come Gesù-verbo incarnato- è morto sulla croce, per divenire il Cristo-Luce). L’ottagono dell’aula e della cupola rappresentano la rinascita, il ‘battesimo’ a Nuova Vita, che invita il fedele,come Corpo di Cristo, ed entrare a far parte della Nuova Città, nella Gerusalemme Celeste  dalle dodici porte.

Il numero otto è costante nella Basilica: sono otto le colonne che stanno agli angoli dell’ottagono,che inquadrano otto aperture, poichè fanno da base per gli arconi dei quattro altari e dei quattro bracci. Al di sopra vi è una doppia trabeazione,al di sopra della quale si eleva il tamburo con otto lati segnati da otto colonne angolari a candelabro che poggiano su pilastrini. Qui. all’altezza della seconda galleria esterna, si aprono bifore che illuminano la Chiesa(secondo l’usanza rinascimentale che le finestre dovessero essere a quell’altezza perché si potesse vedere solo il cielo).La Basilica, a seconda delle ore del giorno, lascia filtrare i raggi solari in maniera armoniosa,scandendo il tempo e mettendo in luce,in sequenza, le diverse parti del tempio, a partire dalla zona dell’altare maggiore.Al di sopra della cornice del tamburo vi è la cupola ottagonale che è intercalata da quattro oculi e da costoloni che la dividono in ‘spicchi’ o vele. Molto suggestivo l’alternarsi di colonne,che nel loro corso si ‘trasformano’in pilastrini per poi ridivenire colonne e infine costoloni. Sono otto anche le colonnine della ‘lanterna’ che completa il tiburio.

Prima di andare via, è doveroso osservare e riflettere sui portali moderni di Mauro Toffetti, che sono denominati: porta della Vita (a ovest), porta del  dramma (a nord), porta della Gloria (a sud). Al loro interno, rispettivamente, la Fede, la Speranza, la Carità. Il tutto cela un livello interpretativo sottile e non manca,a mio avviso, di qualità artistica e simbolica.

 

 

Spunto per l’approfondimento della ricerca:

Architetture dello Spirito,le Chiese della città e del territorio cremasco:S.Maria della Croce”- Giorgio Zucchelli- Allegato al n.42(31/10/2003) de “Il Nuovo Torrazzo”.

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M.Uberti (20/04/04)