SULLA COSTANTE DI STRUTTURA FINE

 

Io non so se l’etere esista, e tanto meno riesco a proporre un esperimento che riesca a misurare il moto relativo rispetto all’etere.

 

Ma se l’etere dovesse esistere, allora la costante di struttura fine deve essere sicuramente il rapporto tra la velocità di propagazione tra le onde trasversali e quelle longitudinali a meno di 2*π del famigerato etere!

 

     2*π*α =   Velocità delle onde trasversale

                      Velocità delle onde longitudinali

 

Infatti se in un fluido, consideriamo l’acqua solo per semplicità, lascio cadere una goccia di acqua, vedrei l’effetto di figura e pertanto presenza di onde longitudinali e trasversali o di taglio, ma vediamo cosa esso realmente rappresenta e a quali possibili sviluppi porta questa ipotesi.

Sempre nell’acqua, in maniera molto schematica, diciamo che esistono due onde con velocità di propagazione diversa:

 

 

L’onda trasversale avrà una sua ampiezza, e quindi una sua lunghezza d’onda, che dipenderanno dalla quantità di moto che noi imprimiamo alla superficie del fluido e alla densità dei fluidi aria-acqua, per essere più precisi alla quantità di moto normale, così pure l’onda longitudinale o di pressione, ed entrambe tendono a smorzarsi.

Se siamo in presenza di acqua, cosa accadrà se a colpire la superficie è una singola molecola di acqua?

Non esiste nessuna ragione logica per non pensare che l’effetto sarà identico a quello prodotto da una generica goccia, ma con una particolare intensità e una particolare lunghezza d’onda.

Noi riusciamo a vedere con enorme facilità questo meccanismo, osservando il pelo libero dell’acqua, vediamo esattamente l’onda trasversale e conosciamo dalla fisica quella di pressione all’interno dell’acqua; ma lo stesso meccanismo si presenterà all’interno del fluido, se una singola molecola di acqua mediamente in esubero colpisce una generica sezione all’interno del fluido, ma in questo caso una sola onda trasversale lungo il piano e due onde opposte di pressione ortogonali al piano.

 

Questa volta, non un’onda sul pelo libero dell’acqua e una longitudinale nella direzione ortogonale, ma entrambe all’interno del fluido e sempre in direzioni ortogonali tra di loro, onde che si propagano rispettivamente con le proprie velocità.

 

Questo succede sempre, con la presenza del naturale effetto di smorzamento nello spazio e nel tempo, salvo un meccanismo si risonanza, o meglio possiamo dire di una autoalimentazione del fenomeno.

 

L’elettrone

 

Se il fluido è l’etere, la particella di etere, dopo l’urto, continuerà la sua traiettoria come rappresentato nella figura di sotto, avendo creato due onde con rapporti di propagazione poco inferiore di 2*π/137, cosa dovrebbe succedere affinché questa onda possa essere stazionaria?

 

          

Teoricamente deve descrivere una circonferenza di centro O, di modo che il centro abbia effetto risonante.

 

Questo può solo avvenire solo se descrive una circonferenza di raggio 137

la lunghezza d’onda trasversale da essa generata, praticamente il centro O, con la sua onda longitudinale deve funzionare come cassa risonante dell’intero sistema, mentre l’onda longitudinale si propaga lungo la circonferenza.

 

 

L’onda di De Broglie, nulla di nuovo sotto il sole, non dualità onda particella, ma coesistenza di entrambe, forse troppo banale, ma andiamo con ordine, visto che è colpa mia se la banalità è la cosa più difficile da capire.

 

Un’onda trasversale accompagnata sempre dalla sua onda longitudinale, pertanto onda che si propaga con la velocità delle onde longitudinali e sempre con una componente trasversale.

 

Ammesso che ciò sia reale, vedremo cosa possa renderlo possibile, e quali caratteristiche deve possedere questa perturbazione. Sempre nell’acqua noi vediamo crearsi delle microvorticosità, senza averne saputo dare la esatta giustificazione, ma nell’etere quali proprietà possiede questa perturbazione stabile? Possiamo dare delle misure di questa perturbazioni?

 

Il Professore Giuseppe Cannata, di cui mi vanto di essere stato suo alunno, nel suo articolo comparso su EPISTEME, “Etere e relatività”, asserisce che la carica elettrica è portata di massa, o meglio nel sistema M.K.S.:

 

Carica elettrica, q , TI , MT-1

 

Portata di massa = flusso della quantità di moto per unità di volume, attraverso una superficie chiusa.

 

 

Allora, per il fenomeno sopra descritto, cercherò di definire una grandezza che possa avere le caratteristiche di una portata di massa, ma non una reale portata di massa, visto che questa è mediamente zero, ma una portata di massa massima di un fenomeno ondulatorio.

 

Ora analizziamo il fenomeno sotto questa ipotesi:

 

 

Una particella di etere colpisce la superficie della sfera e viene respinta generando una portata di massa, nel contempo crea la perturbazione, sia longitudinale che trasversale, teoricamente solo una possibilità che questo si verifichi per ritrovare la particella in fase: come detto la velocità dell’onda di pressione è c, e quella di taglio è 2*π*c/137, pertanto se diamo a λ il valore della lunghezza d’onda Compton dell’elettrone λe, otteniamo come raggio, il raggio di Bohr e la velocità della particella elementare 2*π*c/137; il valore della portata di massa cercato, pertanto sarà:

 

Massa, prendendo per buona la massa dell’elettrone, per frequenza per seno dell’angolo di incidenza

 

           

portata di massa =  me     *  frequenza  * seno(π/137 =

 

                              me   *  v/(2*PI*r) * seno(π/137)=

 

Con una sola considerazione che seno(π/137) è circa uguale a π/137

Pertanto:

 

                            me * (2*π*c/137))/(137λe) * π/137   =

 

                 9,1091E-31* 4,13631E+16*  0,022931333=8,64E-16

 

Ma quello da noi trovato è certamente un valore massimo o di picco di un andamento sinusoidale sulla superficie della sfera, ma se realmente volessimo standardizzarlo, dovremmo dare il valore medio di una grandezza che ha come culmine della portata di massa, un andamento lungo l’asse equatoriale:

 

 

Mentre lungo l’asse ortogonale a quello considerato:

 

 

Pertanto fatto uno il valore massimo della portata di massima, il valore medio sulla superficie sarà:

 

Vm=1/(2*π*137*2*π)= 1/((2*π)2*137)

 

Pertanto per standardizzare la perturbazione, ovvero per trovare il valore medio creato dalla particella di etere in eccesso sulla superficie della sfera, dobbiamo dividere per ((2*π)2*137) il valore di picco della portata di massa trovato in precedenza:

 

                        8,64E-16/((2*π)2*137)= 1,59749E-19MT-1

 

MT-1, o per come siamo stati abituati a chiamarlo “Coulomb”, pertanto non una reale portata di massa costante, ma una fluttuazione di massa attraverso una superficie chiusa, praticamente un’onda accompagnata sempre dalla sua particella, affinché questa possa essere stabile.

 

Onda sferica di taglio che si attenua in maniera inversamente proporzionale a 4*π*R2 e così pure la sua interazione.

 

Pertanto, onda di taglio perfettamente sferica, che si propaga con la velocità 2*π*c/137 sulla superficie della sfera, l’onda di taglio è accompagnata da un’onda di pressione, che è a simmetria assiale, praticamente lo spin.

 

In un’etere caotico, dove solo alcune particelle di etere, con particolarissime quantità di moto, sono candidate a diventare elettroni, e quando questo avviene diventa una perturbazione stabile, ma tra queste una sola può creare la perturbazione in quanto le altre sarebbero solo disturbo e pertanto instabilità, principio di indeterminazione, infatti vedendo la perturbazione, non sappiamo quale quantità di moto la determina.

 

Ma se una particolare particella in esubero, rispetto alla normale densità di massa, riesce a creare l’effetto dell’elettrone, una mancanza di una singola particella, creerà un analogo effetto di segno contrari.

 

Questa volta, non una portata di massa uscente dalla perturbazione, ma la stessa portata di massa entrante, portata di massa che tende a comprimere la perturbazione e pertanto con lunghezze d’onda trasversale e longitudinale diverse: stessa carica e diversa massa.

 

Portate di massa uguali e di segno opposto, ma con diverse intensità delle perturbazioni, e visto che noi vediamo e misuriamo solo delle perturbazioni, associamo ai due identici fenomeni, stessa carica di segno opposto e due masse differenti “Elettrone e Protone”.

Lo stesso effetto che noi osserviamo ogni qual volta in un fluido reale si vengono a creare delle microvorticosità.

Praticamente, anche se abbiamo descritto il più piccolo vortice ipotizzabile composto da una sola particella di fluido, anzi i due possibili tipi di vortici, capiamo che la carica elettrica è solo una perturbazione stabile di etere accompagnata dalla sua particella che agisce da elemento risonante, e in quella perturbazione possiamo vedere una stringa vibrante, o forse meglio possiamo dire una sfera vibrante “ Teorie delle membrane” ma senza la necessità di riavvolgerla su se stessa, senza dire che in questo caso la vibrazione acquista un preciso significato visto che la particella di etere funge da elemento risonante.

 

Come ho detto all’inizio, io non so se esiste realmente l’etere, ma se dovesse esistere e la costante di struttura fine fosse quella da me ipotizzata, allora: Molte cose strane riavrebbero un significato fisico.


 

(10/12/05) - M.Falzone - © A.C.N.R.