CRONACA DI UN BREVETTO COPIATO...

 

LA RIVENDICAZIONE DI UN BREVETTO CHE……FUNZIONA!

Nella biografia dello scienziato Marco Todeschini è successo anche che molte invenzioni, evidentemente tratte dalla sua Scienza Universale, furono invece spacciate per originali. Non sempre Todeschini è riuscito a farsi valere nel rivendicare tali scoperte. Alcune volte, però, utilizzando la stampa è riuscito a ribadire la sua priorità su alcune di esse.
Un caso particolare è quello che riporto di seguito, riproponendo le cronache dell'epoca. Si tratta del famoso "motore a forza propulsiva centrifuga" che Todeschini inventò negli anni '20-'30 del secolo scorso e che, all'improvviso, nell'anno 1967, lo vede realizzato da qualcuno che ne rivendica l'idea.

 

CORRIERE DELLA SERA 30 aprile 1967

PRESENTATO AD UN GRUPPO DI GIORNALISTI

Nuovo sistema propulsivo inventato da un Professore a Genova

Con esso di potranno far muovere le navi anche di lato - Previsto un'utile applicazione anche per parcheggiare le automobili - L'inventore è il professor Di Bella, titolare della cattedra di architettura navale

Una tavoletta di legno munita di uno speciale apparecchietto mosso da un motorino elettrico a pila, ma assolutamente privo di ruote o di ventose, si arrampica abbastanza disinvoltamente lungo una lastra di vetro inclinata a sessanta gradi. Un barcone lungo otto metri, dotato dello stesso apparecchio (più grande naturalmente), ma privo di elica trasporta undici persone a mezzo nodo di velocità. Vuoto, raggiunge tre quarti di nodo. Una vecchia "1100", col medesimo apparecchio applicato sotto il bagagliaio ed azionato dalla batteria del motore, si sposta lateralmente.
Sono queste le prime applicazioni sperimentali di un nuovo sistema propulsivo che è stato presentato stamane ad alcuni giornalisti dal suo ideatore, il professor Alfìo Di Bella, titolare della cattedra di architettura navale dell'università di Genova, il quale, in cinque anni di ricerche è riuscito a sfruttare gli effetti propulsivi dì una massa rotante, con un sistema veramente semplice. Cerchiamo, per quanto possibile, di capire come funziona. Un'automobile cammina perché le ruote, azionate dal motore, fanno attrito sul selciato; una nave procede perché l'elica spinge indietro una certa massa d'acqua; un'aereo è spinto in avanti perché le eliche o il getto di un reattore spingono indietro una certa massa d'aria. L'elica, come diceva Leonardo, ruotata "prestamente si fa femmina nell'aria".
L'apparecchio del professor Di Bella - che è già stato brevettato in Italia e in Francia, ed è allo studio in varie università italiane - prescinde, invece, dall'attrito delle ruote sull'asfalto o dalla massa di fluidi (acqua o aria) spinti da eliche o "jets". L'apparecchio del professor Di Bella - come ha rilevato io stesso studioso - sembra pertanto rivoluzionare alcune leggi della meccanica come ad esempio il "teorema del moto del baricentro''. Secondo questo teorema un corpo non può muoversi se non spinto da una forza esterna, "In realtà - ha osservato invece il professor Di Bella - il mio apparecchio funziona applicando rigorosamente i principi della meccanica". Esso si compone di un albero poggiante su due supporti, fatto girare da un motore che aziona un sistema di ingranaggi del tutto simile a quello del differenziale di una automobile. Al posto dei semiassi, per restare nel paragone, ci sono delle braccia che portano all'estremità delle piccole masse di piombo. Facendo ruotare il sistema, si ottiene una discreta forza centrifuga, "vi è un istante della rotazione - spiega il professor Dì Bella - nei quale le masse si fermano e, in quel momento, restituiscono una parte dell'energia assorbita che va a scaricarsi sui supporti del sistema. Orientando opportunamente le masse, si può ottenere una spinta in una certa direzione predeterminabile".
Nelle vasche dell'istituto di architettura navale si possono vedere numerosi modelli di navi, prive dì elica e di timone, che possono compiere qualsiasi evoluzione, in avanti, indietro, virate a dritta o a sinistra o quegli spostamenti laterali che finora le navi hanno sempre dovuto compiere con l'aiuto di rimorchiatori o con gli argani di bordo dopo aver assicurato delle cime alla banchina.
La prima idea del suo sistema propulsivo venne al professor Di Bella cinque anni fa, partendo dal principio che le forze centrifughe possono assumere valori grandissimi anche con piccole masse e si propose di sfruttarlo. Lo aiutarono alcune considerazioni apparentemente banali: stando seduti su una sedia, coi piedi sollevati dal pavimento, dando un colpo di reni, sì può ottenere che essa si sposti. Se una vettura è su un lieve pendio, basta un leggero movimento del guidatore perché essa vinca gli attriti e si muova. Questa spinta può essere fornita in misura considerevole dalle braccia rotanti con il sistema che si è detto. Su questi studi il professor Di Bella ha ora preparato una memoria che sarà fra breve pubblicato da una rivista scientifica. Le principali applicazioni del nuovo sistema, secondo l'ideatore, si potrebbero avere in campo navale, non tanto per la normale propulsione della nave, quanto per le manovre, con la sostituzione parziale o anche totale del timone. Oppure per natanti, come le chiatte, che operano a basse velocità nei porti e sono soggetti a continue e complesse evoluzioni. In campo terrestre, almeno finora, è pensabile una utilizzazione sulle automobili per i parcheggi. Per ora l'obbiettivo più vicino del professor Di Bella è quello dì ottenere una vecchia nave sulla quale poter compiere esperimenti e per studiare ed eliminare in pratica certi difetti secondari e cioè le forti vibrazioni che il sistema produce.

Gianni Migliorino

 

CORRIERE DELLA SERA 16 maggio 1967

Singolari esperimenti nella vasca navale dell'università di Genova

Navi più agili nei porti con la propulsione a masse rotanti.

L'invenzione del professor Alfio Di Bella - Tra breve le prove nel mare della Liguria

Il mondo scientifico che si occupa dei fenomeni della meccanica, soprattutto in rapporto alla propulsione dei veicoli, è a rumore in questi giorni per la singolare invenzione di un professore di Genova, il quale ha ideato e costruito uno straordinario dispositivo che consente spinte di notevoli entità, prescindendo completatamente da tutti i sistemi finora in uso e che noi siamo abituati a vedere sulle nostre auto, sulle navi, sugli aerei.
L'apparecchio del professor Alfio Di Bella - questo il nome dell'inventore, titolare della cattedra di architettura navale (teoria della nave) dell'ateneo genovese - si basa sulla rotazione intorno a due assi perpendicolari l'uno all'altro di una massa sbilanciata. La massa rotante, per le note leggi della meccanica, è così sottoposta alla forza centrifuga, che è tanto più grande, quanto più elevata è la velocità di rotazione. Il movimento è realizzato in modo tale che ad un certo punto e in un certo istante la velocità periferica della massa diventa nulla. In quello stesso momento buona parte dell'energia accumulata dalla massa per effetto della rotazione viene restituita al sistema sotto forma di azione dinamica: in altre parole si ha una vera e propria spinta. "Tutto - mi dice il professor Di Bella - cominciò cinque anni fa. Stavo studiando un modello di 'hover-craft' (il veicolo che, come è noto, si sposta in terra e sull'acqua librato sopra un cuscino d'aria) e riflettevo sull'enorme quantità di energia che noi siamo costretti a erogare per ottenere che un veicolo si sposti, qualunque esso sia. Mi domandavo se c'era la possibilità di trovare un qualunque altro sistema propulsivo, un sistema che ad esempio sfruttasse l'azione dinamica di grande valore che si ottiene per mezzo della forza centrifuga quando una massa, anche piccola, viene fatta ruotare velocemente. Non so quanti prima di me abbiano avuto questa stessa idea, ma certo il problema deve essere apparso insolubile così come lo sembrò a me per molto tempo. Pensavo a questa cosa giorno e notte, finchè una domenica mattina, mentre mi facevo la barba, ebbi la soluzione. Avrei fatto ruotare la massa in modo da farle descrivere nello spazio una traiettoria simile alla curva che I matematici conoscono come l'ipopeda di Eudosso. Mi misi al lavoro. Feci qualche calcolo, gettai uno schizzo sulla carta e costruii un primo rudimentale apparecchio.
Il risultato fu un pò deludente; lo strumento dava vibrazioni di grande intensità, ma spinte dinamiche in senso traslatorio non ne vedevo. Quel primo dispositivo però mi dette anche la prova che la mia idea non era sbagliata. Perfezionai lo strumento e finalmente ottenni il risultato sperato. La massa in rotazione descrive ora una traiettoria simile ad un otto iscritto in una semisfera."
Questo lo scarno racconto del professor Di Bella, un uomo giovane e gioviale che dimostra almeno dieci anni di meno dei cinquantanove che ha. Laureatosi in ingegneria navale meccanica ne divenne libero docente nel ' 42 e dopo aver operato a La Spezia nella marina militare come addetto al Centro Studi e ricerche dell'Ansaldo, diventò assistente e incaricato. Ebbe la cattedra nel 1949.
L'Università di Genova è una delle più antiche e gloriose scuole del mondo per le costruzioni navali. Di Bella vi ha dedicato la vita. Per l'amore dei suoi studi non si è nemmeno sposato. A lui si deve fra l'altro la creazione di quella vasca navale unica al mondo per la prova dei modelli di navi in acqua corrente o agitata da moto ondoso, che ora ho davanti.
Praticamente l'apparecchio di Di Bella è formato da un albero munito di un sistema di ingranaggi assai simile ad un mezzo diffrenziale di automobile con la particolarità che al posto dei semiassi si trovano due asticelle all'estremità delle quali sono solidamente fissate le masse di rotazione (due pezzi di piombo). Il tutto azionato da un motorino elettrico. In un istante della loro traiettoria (il segreto sta appunto nella particolare curva che descrivono) le due masse si trovano a turno ad avere una velocità periferica nulla. E' allora che forniscono al sistema la spinta, scaricando l'energia accumulata precedentemente per effetto della rotazione. Ne risulta un movimento traslatorio a piccoli scatti che possono essere avvicinati nel tempo l'uno all'altro, aia aumentando il numero di giri, sia con altri accorgimenti in modo da evitare al massimo le vibrazioni che ne derivano.
Ora lo studioso, dopo aver brevettato la sua invenzione in Italia, in Germania, in Francia ed in altre nazioni (un brevetto è in corso negli Stati Uniti) ha ottenuto la possibilità di compiere prove non più sui modellini della sua vasca (fra l'altro egli ha montato un apparecchio su una vecchia millecento che si sposta curiosamente di lato come spinta da una mano invisibile, insperato aiuto, ad esempio, per i parcheggi difficili), ma su battelli veri, nelle acque della Liguria.
Per quanto riguarda le esperienze fatte ecco i risultati più significativi: una barca di quattro metri e di 50 chilogrammi si sposta alla velocità di mezzo nodo con una massa rotante di un chilo, azionata da un motorino da 25 watt, un valore di potenza simile a quello di una lampada da tavolo; un modello di nave lungo un metro e sessanta con masse da 10 mgrammi e un motorino da 12 watt ruota di 360 gradi in un senso o nell'altro in 25 secondi; un barcone di otto metri e di mezza tonnellata viene spinto alla velocità di tre quarti di nodo con masse rotanti di appena nove chilogrammi. In similitudine una nave di mille tonnellate e di cento metri di lunghezza potrà muoversi alla velocità di due nodi e mezzo. Vi sono poi decine di altri modelli che funzionano su terreno pianeggiante, su piani inclinati o in aria. Ecco perchè già si può pensare alle applicazioni per manovre nei porti senza bisogno dei rimorchiatori: ecco perchè tecnologici d'industria ed armatori si stanno interessando alla scoperta di Di Bella.
Sul piano scientifico il funzionamento del nuovo apparecchio si può spiegare con le leggi della meccanica classica che legano lo spostamento del baricentro di un corpo all'attrito del mezzo (terreno, acqua, aria) nel quale esso si trova. Se l'attrito venisse a mancare il baricentro del veicolo dovrebbe rimanere fermo. Se per caso, tanto per intendersi, il dispositivo di Di Bella potesse funzionare in un sistema isolato, esempio in un veicolo spaziale, allora ne risulterebbe che le leggi della meccanica non sarebbero più valide a spiegare il fenomeno. Ma di questa eventualità e di questi argomenti il professor Di Bella non ritiene che sia ora il caso di parlare. Quello che ora gli interessa è di perfezionare sempre più il suo dispositivo e di vederlo applicato utilmente il più presto possibile.
Fra l'altro c'è da dire che l'apparecchio Di Bella non ha nulla da spartire con le cosiddette "macchine vibranti" (se pensi alla sveglia che balla sul comò o alla lavatrice sbilanciata) tantochè, ad esempio, ai natanti, il professor Di Bella è già riuscito ad eliminare quasi completamente le vibrazioni.
Difficoltà ne ha avute? "Immense" - mi risponde il professor Di Bella - ma non serve parlarne. (Ci fu chi lo accusò perfino di avere inventato il moto perpetuo. Qualunque studioso al suo posto - prosegue - le avrebbe avute ugualmente. Ora però, che i più increduli fra i miei colleghi si ricredono basta che osservino il mio apparecchio in funzione": gli effetti repulsivi di una massa rotante (come egli ha intitolato una memoria scientifica a proposito) sono una realtà.

Giancarlo Masiero

 

 

(fig.1) Il Disegno del Brevetto US Patent 3 408 854
Di Alfio Di Bella - 8 ottobre 1968
Lo scienziato bergamasco l'ha brevettato e costruito fin dal 1928

 

 

 


GIORNALE DI BERGAMO 28 maggio 1967

Marco Todeschini rivendica l’invenzione del Motore a Forza Propulsiva Centrifuga

Si tratta di un apparecchio - sostiene il Todeschini - identico a quello ideato e costruito dal professor Alfio Di Bella, titolare della cattedra di architettura dell'Università di Genova, che costituisce "un nuovo sistema propulsivo a masse rotanti" applicato su modellini di navi

Con una sua lettera al nostro Giornale lo scienziato bergamasco, prof. Marco Todeschini, rivendica a sè l'invenzione del motore a forza propulsiva centrifuga da lui brevettato e costruito sin dal 1928, perfezionato in seguito e nuovamente brevettato nel 1937. La rivendicazione è fatta dal Todeschini, con garbo ma con tutta decisione, e soprattutto con larga documentazione, dopo che i giornali hanno dato con rilievo notizia recentemente di un "nuovo" apparecchio ideato e costruito a Genova.
Ecco il testo della lettera:
Signor Direttore,
In due articoli apparsi sul Corriere della Sera, rispettivamente il 30 aprile u.s. ed il 16 corrente, è stato riferito che il prof. Alfio Di Bella, titolare della cattedra di architettura navale all'università di Genova, ha ideato e costruito un nuovo sistema propulsivo a masse rotanti che applicato su vari modellini di navi le fa agevolmente spostare sulla superficie dell'acqua contenuta nella vasca idrica sperimentale di quell'ateneo.
Nei citati articoli viene spiegato che l'apparecchio è costituito da un sistema di tre ingranaggi conici, simile ad un differenziale per automobili, con la diversità che sui due semiassi laterali, al posto delle ruote, sono calettate due asticelle che portano all'estremità due masse le quali seguendo il moto di rotazione e rivoluzione dei satelliti sviluppano la forza centrifuga di propulsione che si vuole sfruttare. Il tutto è azionato da un motore elettrico.
Ora, per ragioni di giustizia e verità storica, faccio presente che un apparecchio identico a quello sopra descritto è stato da me ideato e brevettato sino dal 1928. Anzi le modifiche ed i perfezionamenti introdotti in seguito resero indispensabile chiedere un secondo brevetto che fu rilasciato dal Ministero competente col numero 312496 in data 17 novembre 1933, con il titolo significativo di "Motore a forza propulsiva centrifuga, ecc."
Nel 1937 poi, la descrizione ed i disegni del trovato vennero anche stampati sull'apposito opuscolo posto in vendita al pubblico a cura dell'Ufficio Ministeriale della Proprietà Intellettuale, come prescritto dalla legge per assicurare la massima divulgazione dell'invenzione.
Alla costruzione e sperimentazione dei vari modelli del motore in parole, collaborarono con me, nei successivi decorsi anni, le seguenti persone: il tenico Italo Magotti, il Comm. Berio Giovanni, l'Ing. Guglielmo Carducci, il dott. Luigi Serra, il tecnico Pietro Fasoli e l'ing. Luciano Oberto, i quali possono testimoniare della mia priorità anche nella realizzazione pratica del trovato.
A tale proposito pongo in evidenza che il 16 maggio 1954 venne anche effettuata, con esito positivo, una serie di esperimenti col motore in parola nell'officina Fasoli di Albino, alla presenza di 50 scienziati provenienti da varie città italiane e dal circolo "Il Crogiolo" di Milano, i quali vennero poi ricevuti solennemente in Municipio dalle Autorità Civiche.
Di questo avvenimento hanno riferito nei giorni successivi "Il Giornale del Popolo", "L'Eco di Bergamo" e "La Domenica del Popolo", i cui articoli costituiscono notizia di cronaca documentativa e sperimentale, nonchè della pubblicità che hanno avuto, sia il principio scientifico su cui venne basato l'apparecchio, sia la sua costituzione che il suo funzionamento.
Per chiarire questi tre elementi è bene ricordare che il noto teorema del moto del baricentro, ci assicura che un sistema nel vuoto non può spostarsi con forze generate nel suo interno. Si sposta invece se è munito di eliche che ruotando si avvitano e trovano presa in un mezzo fluido ambiente, come ad esempio gli aeroplani e le navi. Poichè il nostro apparecchio si sposta anche in ambiente privo di aria, come risulta dagli esperimenti da me effettuati, esso ci dimostra che lo spazio in qualsiasi punto non è mai vuoto, perchè si comporta come un fluido che reagendo sulle masse rotanti dell'apparecchio lo sottopone a forza centrifuga. La natura sinora misteriosa di tale forza resta così svelata. Com'è noto essa è equivalente al prodotto della massa del corpo ruotante per la sua accelerazione. Ma accelerazione rispetto a cosa? Poichè nelle mie pubblicazioni ho dimostrato che una massa non può manifestare forze ed entrare in accelerazione se non è urtata da altre masse solide, liquide, gassose o sciolte allo stato di spazio fluido, posso chiarire che la forza centrifuga di un corpo che rivoluisce attorno ad un centro è dovuta alla sua accelerazione centripeta rispetto allo spazio fluido immobile in cui è immerso, è cioè dovuta alla reazione che tale mezzo fluido universale, oppone alla accelerazione radiale del corpo. Tra la massa di tale corpo che rivoluisce a velocità costante e lo spazio fluido ambiente immobile, vi è infatti una accelerazione relativa diretta verso il centro del moto, ergo di atomi disposti ai nodi del reticolo di Bragg che costituiscono il corpo, urtando contro lo spazio fluido immobile con tale accelerazione centripeta, trovano da parte di questo una reazione la quale è proprio la forza centrifuga, la cui genesi resta così chiaramente svelata.
Anche con una serie di prove sulla trasmissione della luce ho potuto dimostrare che lo spazio si comporta come un fluido avente una densità dieci elevato venti volte minore dell'acqua, che i suoi vortici sferici costituiscono I sistemi atomici ed astronomici della materia con i loro campi di forze attrattive e che le sue oscillazioni costituiscono, a secondo della loro frequenza di vibrazione, le differenti qualità di energia ondulatoria.in base a tali dimostrazioni sperimentali ho potuto anzi unificare i diversi campi della fisica in quello della spaziodinamica, dimostrando che tutti i fenomeni naturali hanno per realtà oggettiva solo particolari movimenti di spazio, retti da una sola equazione matematica.
Ho potuto spiegare poi come questi movimenti, allorchè si infrangono contro gli organi di senso del corpo umano, provocano in questo delle correnti elettriche, le quali trasmesse dalle linee nervose al cervello, suscitano nella nostra psiche, ed esclusivamente in essa, le sensazioni di luce, calore , elettricità, suono, odore, sapore, ecc.
Mi è stato così possibile svelare la meravigliosa tecnologia elettronica di tutti gli organi di senso, di moto e di regolazione del sistema nervoso periferico e centrale, il che mi ha consentito di determinare le azioni e reazioni che si esplicano tra la materia del mondo fisico oggettivo, il nostro corpo e la psiche.
Questo complesso di dimostrazioni teoriche e sperimentali scoprono le modalità con le quali si svolgono e sono collegate tra di loro i fenomeni fisici, biologici e psichici, determinandone le precise relazioni matematiche reciproche e di insieme, coordinandoli tutti in una scienza cosmica unitaria madre di tutte le altre, che appunto perciò venne da me denominata: "Psicobiofisica".
Questa è convalidata sia dal fatto che dall'unica equazione della spaziodinamica su cui si basa, si ricavano tutte le leggi che riguardano le varie scienze, sia dalle numerose applicazioni pratiche che sono state dedotte dai suoi principi basilari, tra le quali va annoverata l'invenzione qui in argomento del motore a forza propulsiva centrifuga.
Il valore di questo trovato, trascende perciò l'utilità che può avere il suo impiego pratico od il suo rendimento economico, poichè esso ci assicura l'esistenza di un fluido universale substrato di ogni materia ed energia che, come ho dimostrato nelle mie pubblicazioni, ci permette di giungere alla Psicobiofisica, l'unica scienza cosmica unitaria che comprende in sè e spiega i fenomeni fisici, biologici e psichici, sintetizzandone le leggi in una sola equazione matematica in armonia con la cinematica classica.
L'elaborazione di tale scienza mi è costata 40 anni di studi, ricerche ed esperimenti e la mia priorità in tutti i nuovi traguardi raggiunti, compresa l'invenzione del motore a forza propulsiva centrifuga, oltre che delle privative industriali sopra elencate, è resa incontestabile anche dalla seguente documentazione:
- dalla pubblicazione di 5 volumi intitolati rispettivamente: "La teoria delle apparenze", "La Psicobiofisica", "Qual'è la chiave dell'universo", " L'unificazione della materia e dei suoi campi di forze", " Esperimenti decisivi per la fisica moderna", un complesso di 2000 pagine pubblicato a cura del Centro Int. di Psicobiofisica, via Frà Damiano, 20, Bergamo, e protette da copyright internazionale rilasciato in data 1949.
- Da circa 10.000 articoli apparsi in varie lingue e nazioni su giornali, riviste, atti accademici e libri che hanno riferito sulla mia teoria e le sue applicazioni.
- Dalla testimonianza di migliaia di allievi che hanno assistito alle mie lezioni e di migliaia di uditori che hanno ascoltato le conferenze da me svolte presso università ed accadamie italiane ed estere; dai milioni di lettori delle mie opere e degli articoli scritti su di esse.
- Dalle centinaia di comunicazioni e memorie da me presentate od esposte personalmente nei Congressi Scientifici internazionali di Fisica o Medicina.
- Dalle motivazioni con le quali mi furono attribuite sia le nomine a Membro di varie Accademie Scientifiche italiane ed estere, sia diverse onorificenze.
Non sappiamo se il prof. Di Bella abbia raccolta l'idea dell'invenzione in argomento da uno dei numerosi precedenti sopracitati, oppure se l'abbia trovata da sè.
Comunque sia, Egli apporta ora la sua autorevole conferma di scienziato all'esito dei miei esperimenti ed alla certezza che la fluidodinamica costituisce veramente quella scienza cosmica unitaria che era nell'aspirazione umana da secoli, il che spero, servirà a richiamare una più vasta e meditata attenzione sulle pubblicazioni sopra citate che la espomgono, onde i lettori interessati possano trarne tutte le invenzioni nuove e gli ulteriori sviluppi teorici che essa consente, per un più rapido progresso del sapere umano.

MARCO TODESCHINI

 


Un piccolo esempio della concreta esistenza del "motore" di Todeschini in epoca precedente a quella degli esperimenti del prof. Di Bella lo possiamo avere leggendo questa testimonianza tratta da un quotidiano del 1954.


GIORNALE DEL POPOLO 17 maggio 1954

Interessante esperimento di un ingegnere di Albino

Come annunciato, si sono oggi dato convegno ad Albino numerosi studiosi del circolo psicobiofisico milanese "Il Crogiuolo" che, accompagnati dal concittadino ing. Todeschini, hanno voluto assistere al funzionamento di un apparecchio ideato dallo stesso e costruito dal tecnico albunese signor Fagioli.
Si tratta, per sommi capi, di uno speciale meccanismo che riproduce i movimenti dei neutroni attorno al nucleo centrale di un atomo, ottenendo, artificialmente, come risultato la forza di gravità. Infatti una piccola stadera posta sotto l'apparecchio accusa il peso prodotto dall'insieme di diversi movimenti.
L'esperimento ha suscitato vivo interesse e molta curiosità per i risultati veramente importanti ottenuti in sede sperimentale e la cosa avrà certamente seguito negli ambienti tecnici nazionale ed esteri, data la presenza di alcuni ingegneri stranieri.
Il gruppo di circa quaranta persone, provenienti da Bergamo e da Milano, è stato ricevuto nella sala consigliare del Comune dal vicesindaco signor Cuminetti, dal Signor Calura e dall'assesore signor Cedro.
A nome del sindaco, il signor Cuminetti ha rivolto ai presenti parole di benvenuto. E' stato poi offerto un cocktail al quale hanno partecipato anche le signore dei convenuti, la moglie dell'ing. Todeschini con la figlia Antonella, infaticabile segretaria del padre.
Il luogo dell'esperimento era situato qualche chilometro fuori dal paese, in una casetta in mezzo ai campi dove in una piccola officina d'artigiano è stato messo a punto un meccanismo che rivoluzionerà diverse teorie e potrà avere applicazioni impensate.

 


Morale della storia, mi pare di poter dire, che, sebbene alcuni tentativi recentemente fatti di realizzare il dispositivo siano più o meno falliti, esso, certamente funziona, sia nel principio che nell'esperimento concreto, e non è poco!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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F.Zampieri (25/09/04)