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RAFFAELE BENDANDI
Raffaele Bendandi, nacque il 17 ottobre del 1893 a Faenza da una modesta famiglia e la mancanza di possibilità economiche non gli consentirono di effettuare studi superiori. (fig.1) A soli 10 anni rivela già un grande interesse per l’astronomia e per la geofisica. Dotato per natura di notevole abilità
manuale (il suo lavoro sarà sempre quello di scolpire il legno),
tre anni dopo si costruisce un telescopio ed esegue le prime osservazioni
del disco solare. Nel 1915 fondò un Osservatorio geofisico nel quale fece le prime esperienze con strumenti ideati e fabbricati da lui stesso, che successivamente, avrebbe prodotto e venduto in diverse Università americane. L’Osservatorio si occupava di ricerche astronomiche, geofisiche, magnetiche, cosmiche, atmosferiche e di radioattività atmosferica. Verso il 1919, dopo una lunga serie di esperimenti effettuati con i suoi strumenti in una grotta degli Appennini, scopre che la crosta terrestre subisce degli effetti mareali simili a quelli degli oceani e quindi è soggetta agli effetti di attrazione gravitazione del Sole e della Luna. (fig.2) Formula, quindi, la teoria “sismogenica” con la quale si accinge alle previsioni dei movimenti della crosta terrestre (terremoti). Nel 1924 sul Corriere della Sera, dopo una clamorosa conferma alle sue previsioni, appare un articolo intitolato: Colui che prevede i terremoti. La sua fama presto esce dai confini nazionali per diffondersi in tutto il mondo. (fig.3) Nel 1927, durante l’era fascista, per motivi, pare, di ordine pubblico, viene costretto a non pubblicare più le sue previsioni di terremoti in Italia. Continua però, a diffonderle in giornali stranieri (America). Nel 1931 affida all’Accademia Pontificia e all’Accademia dei Lincei il metodo base per la interpretazione del ciclo un decennale del Sole (macchie solari e attività radiante). Pubblica, autofinanziandosi, il volume Un principio fondamentale dell’Universo nel quale descrive il meccanismo che governa il ciclo undecennale dell’attività del Sole. (fig.4) Nel 1959, annuncia la scoperta di un nuovo pianeta del Sistema Solare che orbita tra il Sole e Mercurio e lo chiama Faenza. In realtà i pianeti scoperti da Bendandi, in quella regione di spazio sono due: quello appena citato ed un altro più esterno, ancora in via di formazione. Ma non è finita. Poiché le sue previsioni dei movimenti tellurici si basano anch’essi sulla somma vettoriale delle forze gravitazionali dei pianeti del sistema solare e della Luna rispetto alle varie regioni della Terra, si accorse che, affinché tali previsioni, fossero davvero esatte, doveva supporre la presenza di quattro enormi masse planetarie orbitanti oltre il pianeta Nettuno (considerando egli il pianeta Plutone alla guisa di un asteroide). Di tali pianeti extranettuniani né calcolò la massa, la distanza dal Sole e la durata della loro rivoluzione orbitale. Lo scienziato americano Wood e successivamente l’astronomo inglese Smith, perfezionando il metodo di Bendandi riescono a far combaciare esattamente le previsioni dell’attività solare alle reali manifestazioni dell’astro dovute al suo ciclo un decennale. Ebbe la soddisfazione di avere alcuni riconoscimenti ufficiali quali la nomina a membro della Società Sismologia Italiana, della Accademia Torricelliana di Scienze e Lettere, a quella internazionale “Artis Templum” e di essere nominato Cavaliere Ufficiale al Merito della Repubblica Italiana. (fig.5) Il 3 novembre 1979 Bendandi muore a Faenza. Il 27 dicembre dello stesso anno viene aperto il plico depositato da Bendandi nel 1931 all’Accademia Pontificia. Ma cosa era contenuto in quelle comunicazioni? Ecco il testo della prima.
Il ciclo undecennale dell’attività
del Sole, che tanto ha affaticato la mente degli scienziati, avidi di
conoscere le cause che lo determinano, è stato da me spiegato nel
modo più assoluto in tutte le complesse caratteristiche che presenta. Premesso questo breve chiarimento, passo ad esporre i vari punti del mio studio: le definitive conclusioni.
1) Il ciclo un decennale della attività
del sole non…che il prodotto di una poderosa marea solare determinata
dal periodico sommarsi degli sforzi attrattivi dei pianeti Venere, Terra
e Giove. Le ben note leggi che presiedono alla produzione della marea
oceanica, servono quindi egregiamente, nel nostro caso, a darci la spiegazione
più esatta e rigorosa di ogni particolarità del fenomeno.
(13/11/05) - F.Zampieri - © A.C.N.R.
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